Sovrano Militare Ordine
Ospedaliero di San Giovanni di
Gerusalemme di Rodi e di Malta

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Messaggio di S.A. Em.Ma il Principe e Gran Maestro

Messaggio di S.A. Em.Ma il Principe e Gran Maestro
24/06/1999

La festa di San Giovanni Battista, nostro Santo Patrono, nell’anno in cui celebriamo i nove secoli di vita dell’Ordine è l’occasione più propizia, non solo per ricordare il lungo cammino che abbiamo percorso, ma per tracciare le linee degli impegni che sentiamo di imporci in vista del Terzo Millennio. Nei secoli passati abbiamo difeso la Fede e soccorso tutti coloro che avevano bisogno di noi, i malati, i poveri, gli oppressi, senza mai distinzione né di nazionalità né di opinioni. In pace e in guerra, a nostra volta oppressi, ma sempre, con l’aiuto della Provvidenza, capaci di risorgere per riconfermare attorno a noi quegli ideali che, di volta in volta, ci hanno visto religiosi, militari, ospedalieri, con un’unica vocazione che ci ha tenuti sempre strettamente uniti alla Chiesa di Roma.

Oggi gli impegni sono identici ma, ogni giorno che passa, nello svolgersi della Storia, la loro attuazione è condizionata dalle mutate e mutanti condizioni della società che ci circonda, ovunque nel mondo, e che in molte circostanze determina la nostra azione che dovrà essere ardita se necessario. nella capacità di opporsi a ciò che offende la fede cattolica.

Come nel caso della difesa della vita umana. Costruiamo ospedali, curiamo malati e là dove esplodono conflitti armati, non esitiamo ad esporci in prima linea, senza schierarci mai, pronti, con interventi concreti, a far fronte alle necessità dei feriti, dei profughi, dei senza casa, mobilitando tutte le nostre forze nel mondo, proprio come è avvenuto e sta ancora avvenendo in questi giorni nei Balcani, nelle tante situazioni in cui bisogna alleviare le sofferenze e i disagi dei tanti rifugiati, ancora sottoposti a vicissitudini dolorose.

Però è anche nostro dovere, oltre a gridare “guerra alla guerra” gridare, con fermezza e senza timori, “guerra alla morte”. Non c’è per noi nessuna differenza fra le stragi compiute in combattimento in nome di odi razziali, e le tante morti che, con la pena capitale non ancora abolita, avvengono, nel rispetto delle leggi nazionali, anche in paesi civilissimi.

Così come, nell’osservanza delle stesse leggi, si continua a perpetrare l’orrore dell’aborto; l’Ordine di Malta, avviandosi al suo decimo secolo di vita, ha il dovere di contrastare queste inciviltà, perché non è sufficiente per noi curare i feriti in guerra, i malati negli ospedali ed i profughi nei campi, la vita va difesa sempre ed ovunque.

Guerra alla morte, ma anche guerra a coloro che vorrebbero veder morta la Fede. La difesa della Fede, la “tuitio fidei” – con il soccorso ai bisognosi – l’ “obsequium pauperum”, è uno dei cardini della nostra azione plurisecolare. Oggi l’Ordine aderisce, convinto, all’ecumenismo che affratella, non solo tutti i cristiani, ma tutti gli spiriti religiosi nel mondo. Proprio per questo, però, siamo decisi a osteggiare quanti, ai margini delle religioni, hanno dato vita, ed il più delle volte solo per scopi di lucro, a movimenti e a vere e proprie sette che distorcono la verità di Cristo, nuocciono gravemente ai propri adepti, violando in molte occasioni le leggi e la morale. Contro costoro i Cavalieri di Malta debbono essere pronti a riprendere idealmente le armi perché la Fede viva, soprattutto adesso, in questa epoca di falsi profeti e di troppi “angeli delle tenebre” che si propongono sotto le spoglie mentite di “angeli di luce”.

Dopo nove secoli, perciò, eccoci di fronte agli stessi impegni che ci hanno guidati da sempre. A noi di attuarli, con coraggio e con forza, in quel Terzo Millennio che ci attende con “doveri ignoti ad altre età” come già annunciava Pio XII.